Lo spessore relazionale è la quarta delle cinque meta-competenze.
Se provate a fare una ricerca in internet, alla voce "rapporto personale" troverete diversi siti che trattano temi religiosi, riguardanti il rapporto personale con Dio o con Gesù. È strano, ma è così. L'espressione "rapporto personale" evoca qualcosa di profondo, di fortemente unitario, appunto di spirituale.
Lo spessore relazionale è dunque quella meta-competenza che ci fa ricercare intimità e profondità in ogni rapporto.
Quando facciamo ricorso a questa meta-competenza, non ci accontentiamo dei rapporti interfunzionali, cerchiamo il piano del rapporto profondamente umano, al di là dei ruoli. Non ruolo-ruolo dunque, ma persona-persona.
Il piano ruolo-ruolo si fonda sull'osservazione dei comportamenti e sulla valutazione della loro adeguatezza e normalmente implica conseguenti giudizi e richieste di cambiamento.
Il piano persona-persona presuppone invece l'assenza di giudizio e la condivisione del proprio stato d'animo. Non si dice ciò che si pensa, si condivide ciò che si sente, col coraggio delle proprie emozioni e senza troppi pudori.
Per promuovere lo spessore delle nostre relazioni, ci raccontiamo, ci mettiamo in gioco e ci esprimiamo con semplicità.
Il rapporto personale viene così vissuto in modo non finalistico, non funzionale a questo o quell'obiettivo, diventa la vita stessa, il gusto per la vita. Gli effetti (non previsti e men che meno pianificati) del coltivare autenticamente i nostri rapporti personali, si potranno rivelare talora sorprendenti.
Questo presuppone un atteggiamento di fiducia nella vita e negli altri: nella vita, perché si parte dall'idea che ci riservi sorprese insperate; negli altri, perché si parte dall'idea che sappiano accettarci per come siamo fatti davvero.
Allo stesso modo, quando facciamo ricorso a questa meta-competenza, sappiamo accettare gli altri "all inclusive", comprendendone le più contraddittorie sfaccettature, cercando di cogliere ciò che di buono si cela nelle parti che ci possono infastidire.
È proprio grazie a questo atteggiamento che ci sentiamo "autorizzati" a troncare una relazione quando malsana; sappiamo infatti di aver dato il meglio di noi per farla evolvere. Chi non ricerca lo spessore nelle relazioni, tende ad accettare qualunque relazione, magari rifugiandosi nel formalismo, mentre chi ricerca lo spessore, sa, se del caso, staccare la spina.
Per questa ragione, Arthur Schopenhauer diceva: chi è amico di tutti, non è amico di alcuno.
Dal punto di vista manageriale, il principio al quale ispirarsi al fine di testimoniare la propria attenzione alle persone, è il seguente: Fai evolvere il livello di autenticità nelle relazioni. Non limitarti alla zona di comfort.