Di leadership diffusa si parla da quel dì. Io stesso nel lontano 2002 ne La leadership secondo Peter Pan, teorizzavo la necessità di promuovere un esercizio della leadership svincolato dai ruoli gerarchici. Avevo dato un nome a questa concezione di leadership: EcoLeadership.
Perchè EcoLeadership? perché non si tratta di un esercizio derivante da “obblighi di ruolo”, ma da una scelta personale, la scelta di "spendersi personalmente per il migiormanto della qualità della vita di un determinato ecosistema”. Si tratta dunque di una scelta libera e volontaria che non esito a definire di tipo etico, che va al di là dei ruoli e delle gerarchie aziendali.
La “nave” dunque non ha più un solo comandante, non è sua, diventa di tutti i leader che scelgono di abitarla.
Oggi, nell’epoca del cambiamento continuo, il tasso di innovazione nelle organizzazioni è talmente alto che, per sostenerlo, non appare realistico pensare che sia sufficiente la leadership del vertice: promuovere la EcoLeadership, la leadership diffusa, non è più un orizzonte di frontiera per pochi illuminati, è diventata una necessità vitale per le imprese.
Questi sono i principi a cui si ispira chi fa la scelta dell’EcoLeadership:
- Essere della partita, indipendentemente dal proprio livello gerarchico
- Assumersi la responsabilità della qualità delle proprie relazioni
- Considerare ogni "crisi" come una transizione e non come uno stato
- Parlare solo di ciò che si sa e ascoltare molto ciò che non si sa
- Non scaricare i problemi, anzi farsene carico
- Costituire un esempio disinteressato di qualità
- Ripudiare il lamento
- Conoscere il potere dei piccoli gesti
Desidero concludere questo post ricordando e condividendo le parole che il compianto Stefano Cosulich, manager-poeta (qui il suo audiolibro) e soprattutto amico fraterno, dedicò a questo tema:
Puntare solo sui manager, sulla loro capacità di gestire e indirizzare i passi e i gesti di ogni collaboratore verso la realizzazione degli obiettivi aziendali, è spesso la buccia di banana su cui assai facilmente si scivola, non solo per pigrizia, spesso infatti è la strada più scontata (rinforzo la leadership di tutto il management e sarà questo a risolvere poi tutti i problemi), ma anche per "ignoranza" rispetto al tema dell'ecoleadership.
In una delle mie poesie dedicate all’ambiente di lavoro affermo fra l'altro “…io sono con le persone che in silenzio portano croci ed impugnano i cerini a vantaggio di tutti - di quelli che se lo meritano e di quelli che non se lo meritano - e non si sentono per questo stupide o imbecilli…”
In fondo si tratta dello spirito dell’ecoleadership in Azienda; si tratta di condividere con orgoglio, attraverso il proprio operato, la visione dell’Azienda come un insieme di persone e valori non limitandosi al disbrigo delle attività e dei compiti assegnati, ma facendosi carico anche di ulteriori compiti, non necessariamente riconosciuti o premiati, di cui possa beneficiare la collettività.
Grazie alla diffusione di questo "virus positivo" i dipendenti sceglieranno di mettere tutte le loro energie al servizio dell’organizzazione, non sentendosi costretti, limitati, manipolati, strumentalizzati, ma piuttosto pervasi da un senso di missione comune.
Nel video, un’appropriata citazione di Antoine de Saint-Exupéry.