I quindici punti che Papa Francesco propone come "malattie" per la Curia, valgono anche per le aziende? Può apparire domanda irrispettosa o blasfema. Per me non lo è affatto: le parole del Papa sono di grande attualità per qualunque organizzazione. Proviamo a farci una riflessione.
1. La malattia del sentirsi "immortale", "immune" o addirittura "indispensabile".
Beh, questa è la principale barriera al saper stare nel mondo che cambia, finendo come la rana nella pentola sul fuoco che si gusta l'intiepidirsi dell'acqua e muore senza sapere il perché.
2. La malattia del "martalismo" (Marta), dell’eccessiva operosità.
Di ciò ho più volte parlato grazie alla metafora della "sindrome della scoperta": persone troppo impegnate a spostare polvere per potersi dedicare alle cose davvero importanti. È quell’atteggiamento che Kotter chiama “falso senso di urgenza”.
3. La malattia dell’"impietrimento" mentale e spirituale.
I numeri possono motivare, ma solo i pensieri profondi possono coinvolgere autenticamente. Da tempo io stesso, sommessamente, propongo la profondità di pensiero come il primo dei nuovi valori manageriali.
4. La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo.
Il secondo valore è proprio la semplicità di soluzione. Nelle aziende ci si affanna a costruire sovrastrutture perfette, ma oggi ormai diseconomiche.
5. La malattia del mal coordinamento.
Un buon coordinamento passa oggi attraverso il potenziamento e la diffusione della leadership, quindi attraverso l’emancipazione degli individui. Sfida vitale.
6. La malattia dell’Alzheimer spirituale.
La prosperità delle imprese passa oggi attraverso un atto di fede nei confronti della talentuosità di ciascun individuo. Il nuovo atteggiamento manageriale, da questo punto di vista, non può che essere filantropico, cioè fondato sull’amore verso le persone.
7. La malattia della rivalità e della vanagloria.
Anteporre i propri interessi a quelli dell'organizzazione. Diffusa malattia aziendale.
8. La malattia della schizofrenia esistenziale.
L'assenza di significato, di scopo, di missione. Malattia aziendale che genera stress e malessere nelle persone.
9. La malattia delle chiacchiere, della mormorazione e dei pettegolezzi.
Malattia aziendale diffusissima, capace di avvelenare qualunque ambiente.
10. La malattia di divinizzare i capi.
Nelle imprese va riscoperto il senso di disciplina e rispetto per l'autorità. Ma quando ciò ci fa perdere autonomia di giudizio, finiamo per rinunciare alla nostra possibilità di aggiungere valore.
11. La malattia dell’indifferenza verso gli altri.
L'attenzione alle persone è una delle nuove e decisive meta-competenze: senza attenzione alle persone, non può esserci autentica valorizzazione del talento.
12. La malattia della faccia funerea.
Trovare ragioni per sorridere alla vita è il primo passo verso il successo. Anche nelle imprese, è la felicità che genera il successo, non il contrario.
13. La malattia dell’accumulare.
Che senza investire non si sopravvive, questo nelle imprese lo si sa. O no?
14. La malattia dei circoli chiusi.
Si chiamano cordate. Bloccano le organizzazioni nella loro possibilità di una fluida emancipazione.
15. La malattia del profitto mondano, degli esibizionismi.
È venuto il tempo dell'autenticità nelle relazioni, terzo nuovo valore manageriale. Anche nelle imprese è venuto il momento dell’essenzialità: i teatrini non servono più.